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Newsletter biblioteca - Pagine di storia

8 Februar 2023

Questo mese nella rubrica “Pagine di storia” vogliamo farvi fare un salto indietro fino alla metà del 19. secolo; per farlo ricorriamo al capitolo Venerdì 21 agosto 1857, ad Alpignano contenuto in La nostra gita a Caselette nell'autunno del 1857, memorie di Carlo Alberto Gazelli di Rossana edite a Torino nell'anno successivo dalla tipografia Speirani e Tortone. Quello che ne viene fuori è un affresco vivido della nostra cittadina esattamente 166 anni fa:

E' questo un paese popolato da incirca 2.000 anime, ed è diviso per mezzo dalla Dora che travolge fragorosamente le sue onde fra i sassi con tanto impeto da somigliare più a un torrente che ad un fiume; possiede tra le cose notevoli, varie iscrizioni di botteghe veramente curiose. Per esempio in un luogo leggesi:

Qui si vende calce dolce
asiutta ed anche bagna...


e siccome non poteva più starci il “ta” l'hanno lasciato. Sopra un'altra bottega leggesi quell'antichissimo scherzo:

Ogi non si fa credito, domani sì.
Tornate domani e sarà tornà cossì


Da questi esempi si può arguire che il popolo d'Alpignano non è molto innanzi nella lingua toscana. Visitammo poscia il castello, stato fabbricato dai Conti Provana d'Alpignano, che, estintasi questa famiglia, fu acquistato dai Signori Revelli, amatori e coltivatori della pittura, i quali adornaronlo ed arricchironlo delle opere dei loro pennelli, ed ora appartiene al Conte Robbio di Varigliè... Entrati, ci imbattemmo nel conte Schiari, genero del Conte Robbio, che pose a nostra disposizione il Castello.
Noi ci prevalemmo della sua gentilezza e fummo affidati alla guida di un servitore che era graziosissimo cicerone, e che ad ogni camera ripeteva la frase: “ch'as dago d'la pêna”; ed aveva l'arte di farci passare più volte per gli stessi luoghi, in modo che il castello ci sembrò vastissimo...
L'officioso cicerone ci mostrò tutte le stanze ad una ad una, dando la spiegazione di tutto ed asserendo che la “bigatera” era il luogo dove il conte Robbio si “amusava a tenere i bigati”, che la cucina era il luogo dove il cuoco faceva da mangiare, e così del resto.
Visitammo ancora il giardino e quindi usciti per un'apertura della siepe, rivalicammo il ponte della Dora e prendemmo la via che mena a Pianezza.


Un saluto a tutti

Biblioteca di Alpignano

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